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Visualizzazione dei post da aprile, 2016

Don Matteo e la voglia di normalità

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Sono sempre stato un pò schizzinoso sulle fiction italiane. Le ho sempre considerate di serie B, mal recitate e realizzate con pochi mezzi. Sono sempre stato abituato a quelle straniere, molto fracassone, adrenaliniche, con storie complesse e intrecciate, con personaggi di grande carisma e ambientazioni spettacolari e di grande respiro. Questo fino a quando non ho scoperto, tramite mia moglie, una delle più longeve e apprezzate serie programmate sulla tv di Stato, ovvero Don Matteo, con l'inossidabile Terrence Hill. E da quel giorno la seguo con trepidante attesa ogni volta che viene trasmessa. Don Matteo, a parte l'assurdità del fatto che il Comune di Spoleto (prima era Gubbio) ha un tasso di criminalità più alto di quello di Los Angeles e che senza l'intervento del prete in questione il comando dei Carabinieri presente non riuscirebbe a risolvere un singolo caso di quelli accaduti, ha una dimensione molto più umana e familiare di qualsiasi altra fiction.  I

Noi padri di oggi

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Come passa in fretta il tempo e come trascorrono gli anni velocemente... Non si tratta di un discorso "da vecchi", nè di un adagio per riempire qualche vuoto di conversazione. Siamo destinati tutti a crescere, a diventare grandi, questa è la vita, è inesorabile. Ma se ci voltiamo solo un attimo indietro e pensiamo a come eravamo solo pochi anni prima, a volte sembra che sia davvero passato un secolo per tutto ciò che ci è capitato. Non voglio però apparire più nostalgico di quanto già sono. Vorrei solo fare una riflessione su come sono cambiati i genitori (e in particolar modo i padri) negli ultimi quaranta anni, che è poi il periodo a cui posso fare riferimento per esperienza personale. Purtroppo sono uno di quelli che hanno perso il papà troppo presto (avevo solo 26 anni e lui 50) però posso dire che mio padre era già uno di quei genitori moderni, un pò come siamo noi ora, i padri degli anni 2000. Intanto non si faceva chiamare papà ma Attilio e già questo

Getting older (English translation of "Diventare vecchi" post)

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Some of you probably remember the movies respectively with Tom Berenger, Major League and Tom Selleck, Mr. Baseball, where they played professional players with some physical illnesses and forced to a near retirement. It's a bit of time, due to my age, it's happen to me about thinking of these two characters.   When I saw the movies more than a quarter of a century ago, the two players made me so tenderly and found them also a bit pathetic in their stubbornness to keep playing despite worn and felt by so many injuries and physical stress.   Even though, deep down, I always admired them for their very Japanese stoicism (in fact the film starring Tom Selleck was set in Japan) to go against the social conventions related to their old age to be still an athlete and to pursue their goal of helping with a decent performance to the success of the match, putting for the team. I also feel a little like them, in the sense that, having reached the age of forty and played vo

Becoming father (English translation of "Diventare papà" post)

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The first post of the blog I decided to start regards this new adventure I am undertaking for almost four and a half months.   Actually (due to numerous visits, the expenses for trio and cot, the organization of space in the house, etc.) it began a little before, but only when my beautiful baby was in my arms I realized that my personal condition had changed.   Surely those who are parents for awhile would say it is a normal process of which we become gradually aware and in an inevitable manner.   All this is very fair and very true, however, for me, until I've perceived that little "alive" thing placid breathing in my arms, wrapped in a small cover, I have really understood what I had become and what responsibilities will come.  I don't want absolutely scare anyone, especially new fathers who are going to take this path. I just want to make understand how from a self-centered and selfish view (although projected on others) in the space of a few s

Memorie di un (video)giocatore old gen

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Scusate, lo so, sono un nostalgico. Complice il mio segno zodiacale (chiedete a Paolo Fox!), complice il fatto che il mio pensiero è sempre in loop con il passato, periodicamente mi tornano memorie delle mie prime esperienze videoludiche. Parliamo ormai di più di trenta anni or sono, quindi della vera preistoria dei videogiochi, quando bastava una scarna visuale isometrica come quella dell'immagine di cui sopra, tratta da "Alien Highway" per chi se lo ricorda, pubblicato sul mitico Zx Spectrum, a farci perdere con l'immaginazione in mondi fantastici e nuovi, dove tutto poteva accadere. Era proprio questa la cosa bella dei primi giochi per computer: fornivano gli spunti per delle storie che ognuno di noi poteva rivevere nella propria testa, abbellendole con particolari unici e attingendo a piene mani dal repertorio delle fantasie fanciullesche. Quindi un gioco dotato di scarsa interazione e che spesso veniva acquistato senza nemmeno la consapevolezza di ciò ch

Diventare vecchi

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Qualcuno di voi si ricorda di quei film con Tom Berenger, Major League e con Tom Selleck, Mr. Baseball, dove si parlava di giocatori professionisti con un pò di acciacchi e ormai sul viale del tramonto? E' un pò di tempo, complice l'età, che mi capita di pensare a questi personaggi. Quando ho visto questi film ormai più di un quarto di secolo fa, i due soggetti in questione mi facevano tanta tenerezza e li trovavo anche un filino patetici nella loro ostinazione a continuare a giocare nonostante i fisici logori e provati da tanti infortuni e sollecitazioni. Eppure, nel profondo, li ho sempre ammirati per la loro stoicità molto giapponese (non per niente il film con Tom Selleck è ambientato in Giappone) di andare contro le convenzioni sociali relative all'età anagrafica per uno sportivo e di perseguire il loro obiettivo di contribuire comunque con una prestazione dignitosa al buon esito della gara, mettendosi al servizio della squadra. Un pò mi sento anche io come

Il tempo dei supereroi

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Quando ero piccolo mi piacevano tanto i supereroi. Erano persone che disponevano di poteri immensi (come Superman) o di mezzi e capacità eccezionali (come Batman), che si scontravano contro delle forze malvagie per il bene dell'umanità, vestiti solo di improbabili, colorate calzemaglie e con l'ausilio di qualche gadget ultratecnologico. Mi piacevano perché sapevano esattamente la distinzione tra il bene e il male, non avevano mai ripensamenti per le scelte fatte ed erano sempre coerenti con loro stessi. Proprio questa fiducia incrollabile nelle loro capacità e la coerenza nelle loro azioni li rendeva dei personaggi speciali, che non accettavano compromessi e che facevano di tutto per imporre la loro visione delle cose. A volte anche io mi sentivo come loro e cercavo, di conseguenza, di comportarmi seguendo i loro codici morali e la loro etica, non riuscendo sempre a dimostare la stessa loro coerenza ma cercando comunque di rispettare i miei ideali. Erano bei tempi

Diventare papà

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Il primo post sul blog che ho deciso di aprire riguarda questa nuova avventura che sto intraprendendo da ormai quattro mesi e mezzo. A dire il vero (complici le numerose visite, le spese per trio e lettino, l'organizzazione degli spazi in casa, ecc.) è iniziata un pò prima, ma solo quando ho avuto tra le braccia il mio bel frugoletto ho realizzato che la condizione personale era cambiata. Sicuramente chi è genitore da un pò di tempo dirà che è un processo normale e di cui si prende coscienza gradualmente e in maniera inevitabile. Tutto ciò è molto giusto e molto vero però, per quanto mi riguarda, fino a quando non ho percepito quella piccola cosa "viva" che respirava placida nel mio abbraccio, avvolta in una piccola copertina, non ho realmente capito cosa ero diventato e quali responsabilità mi sarebbero toccate. Con questo non voglio assolutamente spaventare nessuno, soprattutto i neo-papà che si accingono a intraprendere questo percorso. Voglio solo fare capi